INPUT PROBABILISTICO

Coerentemente con le linee guida regionali, come input probabilistico è stata utilizzata la pericolosità sismica. Questa viene generalmente espressa come probabilità di eccedenza di un parametro descrittivo del moto del terreno (es. intensità o accelerazione) in un determinato intervallo di tempo.
Prima di questo progetto la mappa di pericolosità sismica utilizzata per valutare la popolazione coinvolta identificava l'intensità come parametro descrittivo del moto del terreno (Gruppo di Lavoro, 1999; Albarello et al. 2000a e 2000b).
Nell'attuale mappa di pericolosità di riferimento per il territorio nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2004) il moto del terreno è espresso in termini di accelerazione massima del suolo (PGA) (un parametro direttamente utilizzabile ai fini di progettazione); la stima è riferita a suoli rigidi (categoria di suolo 'A' secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni NTC08 ) caratterizzato cioè da Vs30 > 800 m/s, dove Vs è la velocità media delle onde S nei primi 30 m di profondità.
Come per i modelli precedenti lo scuotimento atteso ha una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni (ossia il valore che può essere raggiunto e superato 10 volte su 100 scuotimenti raggiungibili in un intervallo di esposizione dell'edificio di 50 anni). Questa scelta è convenzionalmente utilizzata nel mondo e anche in Europa (Eurocodice 8 Progettazione delle strutture per la resistenza sismica - EC8-1). Il valore rappresenta la vibrazione che mediamente si verifica ogni 475 anni (cosiddetto periodo di ritorno).
Poiché la metodologia prevista nelle linee guida regionali richiede l'intensità come parametro di input per la valutazione dello scenario di danno si è reso necessario convertire l'accelerazione stimata in gradi della scala d'intensità utilizzando la seguente relazione empirica (Faenza e Michelini, 2010):
                                                             I = 1,68±0.22 + 2,58±0.14 x Log(PGA)

La conversione da accelerazione ad intensità ha comportato un uso formalmente scorretto dell'intensità macrosismica che, come è noto, è espressa da un valore ordinale (VII, VIII) rappresentabile con un numero intero (7, 8, ecc.). I numeri decimali risultanti dalla trasformazione sono stati pertanto approssimati ai valori interi (es. 6.76 = 7; 7.25 = 7; 7.50 = 8; ecc).
Recentemente, in Italia, è stata sviluppata una procedura probabilistica per la stima della pericolosità in termini di intensità macrosismica (Albarello e Mucciarelli, 2002), basata sull'analisi degli effetti prodotti dai terremoti passati al sito in esame (storia sismica locale). Questo approcio denominato 'di sito' conenste di utilizzare in modo formalmente corretto il dato d'intensità e la grande quantità di informazioni macrosismiche disponibili.
Nell'ambito di questa tecnica, appositamente sviluppata per l'analisi di informazioni macrosismiche, si utilizza la storia sismica locale ricostruita dai dati documentari (DBM11 ) tenendo conto dei differenti livelli di incertezza e completezza. Il metodo - implementato nel codice di calcolo SASHA (D'Amico e Albarello, 2007 e 2008) - in assenza di informazioni relative a risentimenti locali di terremoti altrimenti noti, consente di integrare le storie sismiche di sito con i valori di intensità dedotti da dati epicentrali mediante relazioni di attenuazione o da risentimenti osservati in località vicine.
Anche se le linee guida regionali prevedono l'uso delle stime di pericolosità ufficialmente/legislativamente individuate, in un'azione programmatoria che vuole essere cautelativa nei confronti della popolazione amministrata, non si poteva non tener conto dei risultati della procedura "di sito".
Pertanto la pericolosità è stata stimata anche con la metodologia "di sito" e per poter confrontare i risultati così ottenuti con quelli della metodologia "tradizionale" (Cornell, 1968) si è scelto di rappresentare come valore atteso d'intensità "di sito" il più alto grado d'intensità caratterizzato da una probabilità di eccedenza non inferiore al 10% in 50 anni.
Nulla vieta comunque di optare per stime ancora più cautelativa come quelle calcolabili - con entrambe le metodologie - per un periodo di ritorno più lungo (ovvero per una probabilità di eccedenza più bassa in 50 anni).
Per un uso più consapevole dei risultati si tenga in considerazione che il confronto tra i risultati dei calcoli con le due diverse metodologie, per le Marche, hanno confermato la già nota tendenza dell'approccio "di sito" a produrre stime di pericolosità più elevate rispetto al metodo "standard" nelle aree sede di forti terremoti (Albarello e D'Amico, 2004) e quindi di forti risentimenti (es. Cagli-Apecchio-Cantiano, Offida-Castignano, Belforte-San Ginesio).
Infine, per meglio valutare le possibili variazioni dei valori di pericolosità nei casi di comuni territorialmente molto estesi la pericolosità è stata calcolata con entrambi i metodi su una stessa griglia con passo pari a 0.05° in latitudine e longitudine, utilizzando anche per l'approccio "tradizionale" (quello che ha prodotto il modello di riferimento per il territorio italiano) delle relazioni di attenuazione dello scuotimento del suolo che esprimono direttamente l'intensità macrosismica, eliminando quindi una fonte di incertezza nelle stime stesse. Per i piccoli comuni per i quali nessun nodo della griglia ricadeva nel territorio comunale i calcoli sono stati fatti nel punto di coordinate coincidenti con il capoluogo. La scelta di calcolare la pericolosità al capoluogo comunale e di spalmare poi questo risultato su tutto il suo territorio (adottata anche per i precedenti calcoli di pericolosità) nasce probabilmente dal fatto che l'analisi dei dati censuari ha mostrato che nel 70,3% dei comuni italiani il capoluogo concentra il 50% degli edifici di tutto il territorio comunale (Bramerini et al., 2008).
La scelta di considerare unicamente il valore calcolato per il capoluogo comunale non è di per sé cautelativa perché i valori stimati con la stessa metodologia in un capoluogo potrebbero essere inferiori ai valori stimati in altre porzioni del suo territorio. Altresì, utilizzare unicamente il valore massimo stimato per un qualsiasi punto del territorio comunale ed assegnarlo all'intero comune potrebbe risultare una scelta "eccessivamente" cautelativa.
Una considerazione sui tipi di suolo: le stime di questo studio non tengono conto degli studi di microzonazione sismica attualmente in corso anche nel territorio regionale e che, una volta conclusi, potranno fornire ulteriori elementi per valutare come le stime di questo studio dovranno essere corrette per tenere conto - per tutto il territorio regionale - della eventuale amplificazione o attenuazione del moto del suolo legate ad effetti di sito.